L’11 Marzo è stata per il Giappone una data che ha segnato in maniera indelebile la memoria di tutti. Per il terremoto che ha portato una catena di eventi catastrofici. Oltre che rimarcare la memoria di questo giorno ricordando le vittime, nel 2020 è uscito un film molto interessante chiamato Fukushima 50.
Fukushima 50
Il film è stato prodotto basandosi sul libro di Ryusho Kadota, intitolato On the Brink: The Inside Story of Fukushima Daiichi. Parla dei fatti accaduti nella centrale nucleare di Fukushima a seguito del forte terremoto e del conseguente tsunami. Il cast è formato da attori molto famosi come Ken Watanabe e Kōichi Satō. È stato il primo film a trattare l’argomento che per anni è stato un tabù. r via di come sia stata gestita la crisi della centrale nucleare. Vengono narrati in modo accurato portando alla luce anche alcuni degli errori che sono stati in parte causa della tragica sequenza di eventi. Il 50 nel titolo è il numero dei lavoratori alla centrale che hanno cercato di scongiurare un disastro. Ancora più grande con le risorse a cui avevano accesso, alcuni di loro si sono immolati per cercare di salvare il salvabile.
Il set di Fukushima 50
I preparativi per le riprese sono iniziati nel 2018 nella prefettura di Nagano, per realizzare un set simile ci è voluto circa un anno. Per la prima volta sono state coinvolte anche istituzioni come l’ambasciata americana e il comando militare americano che ha fornito l’accesso ad una base. Gli elicotteri e personale militare come comparsa. Lo stesso per le forze di autodifesa giapponesi hanno fornito gli elicotteri che sono stati utilizzati durante la crisi della centrale.
Sebbene il film sia stato realizzato molto bene in patria ha ricevuto diverse critiche, se da una parte vi è una denuncia sulla gestione governativa, da un’altra sono state tralasciate diverse responsabilità della TEPCO. La società elettrica che ha in gestione la centrale nucleare di Fukushima, nonostante questo sono stati vinti diversi premi alla quarantaquattresima edizione dell’ Japan Academy Film Prize.
Il film riesce bene nel suo intento di ricordare i fatti e nel narrare anche ciò che hanno vissuto gli operatori della centrale a livello umano.