La letteratura orientale, si sa, è spesso ricca di filosofia che riflette l’ideologia e le linee di pensiero di queste culture così lontane. Non è da meno la letteratura coreana, che negli ultimi anni ha ottenuto sempre più successo. In particolare, la scrittrice Han Kang, che a ottobre 2024 ha vinto il Nobel per la Letteratura.
Letteratura sudcoreana
Che la letteratura sudcoreana attiri sempre più interesse da parte di lettori in tutto il mondo, non è una novità. Di libri coreani tradotti anche in italiano avevamo parlato anche noi, in un articolo di qualche mese fa, a testimonianza di come anche in Italia crescano l’amore e la curiosità verso autori e autrici coreani. Tuttavia, ha comunque colto di sorpresa la vittoria del Premio Nobel per la Letteratura da parte di Han Kang. Infatti, si tratta del secondo Premio Nobel attribuito ad una persona coreana (del Nord come del Sud della Corea), il primo nel campo letterario e il primo per una donna. Hanno spiegato la decisione di attribuirle il tanto ambito premio descrivendo le sue opere come intense e capaci di raccontare le ferite della storia, mostrando al contempo la quotidianità e la fragilità della vita umana.
Han Kang
Ma chi è Han Kang? Nata a Gwangju nel 1970, è figlia di uno scrittore ed esordisce abbastanza presto nella scena letteraria dopo una laurea, ovviamente, in letteratura coreana. Nel 1993, infatti, pubblica alcune poesie su una rivista letteraria coreana dal titolo “Letteratura e società”. Nel 1994 pubblica il suo primo racconto, da titolo 붉은 닻 (ovvero: L’ancora rossa). Mentre qualche anno dopo, nel 1998, il suo primo romanzo 검은 사슴 (in italiano: Cervo nero). Riscuote subito un buon successo e negli anni successivi ne pubblica ben altri cinque tra romanzi, novelle e racconti.
Le sue opere
La fama di Ha Kang cresce nella penisola coreana così come al di fuori: pian piano, le sue opere vengono tradotte in diverse lingue. Principalmente in inglese, ma non solo: in Italia, infatti, viene tradotto nel 2016 per la prima volta un suo romanzo. Si tratta di La Vegetariana, (채식주의자 in coreano), pubblicato da Adelphi e tradotto da Milena Zemira Ciccimarra. L’opera era stata però pubblicata in Corea nel 2007. Con questo libro, che racconta la scelta di una ragazza di smettere di consumare carne in una società che non capisce né accetta tale decisione, le ha regalato la fama mondiale e le è valso il premio International Booker Prize nello stesso anno. Sempre nel 2016, La Vegetariana è stato inserito dal New York Times tra i 10 migliori libri dell’anno.
Alcuni suoi scritti
Da allora, l’ascesa di Han Kang non si è più fermata, portando le sue opere a essere sempre più apprezzate dal pubblico internazionale e italiano con esso. Infatti, negli anni successivi vengono tradotti altri tre libri – tutti editi da Adelphi. Parliamo di Atti umani, L’ora di greco e Non dico addio, rispettivamente pubblicati nel 2017, 2023 e 2024 a cura di Milena Zemira Ciccimarra e Lia Iovenitti. Il primo racconta, in modo corale, il Massacro di Gwangju attraverso sette capitoli – ognuno per un protagonista diverso che ha direttamente o indirettamente vissuto il massacro.
Il secondo libro
Il secondo libro, invece, parla di una ragazza che perde la capacità di parlare e che cerca di recuperarla attraverso lo studio della lingua greca, assieme ad un insegnante ex emigrato con una progressiva cecità. L’ultimo romanzo, invece, racconta di una ragazza che vive il Massacro di Jeju tra il 1948 e il 1949, dopo che si è recata sull’isola per nutrire il pappagallino di una sua cara amica allettata in ospedale.
Tutte e tre queste opere dimostrano come la scrittura di Han Kang possa unire le pagine più buie della storia coreana alla vita quotidiana delle persone, che in esse si trovano invischiate.
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